Odilon-Jean Périer, “Carmi”


Périer “poeta della poesia”, è questa la definizione per presentare al pubblico italiano un poeta dimenticato, vissuto forse troppo poco e in un’epoca così di passaggio nonché sotto un uragano che non è riuscito ad incidere sulla pietra il proprio nome. Così ci appare questo poeta ragazzino, la cui vena ribelle è leggera e profonda e il suo anticonformismo non è necessariamente contro ma al di là, anche delle mode delle avanguardie e delle rivoluzioni. Nella sua poesia si sente l’eco di Mallarmé e Rimbaud, e in questo senso Périer, un poeta quasi involontario, offre una poesia che non è né lirica estetica, né costruita, né dissoluzione cercata. (dalla
prefazione di Ilaria Guidantoni)
Una raccolta sorprendente per novità e spirito anticonformista, dove alla realtà quotidiana si contrappone un gesto poetico che svela mondi nascosti e accende di fuoco l’immaginazione.
Il poeta che ha ispirato Il Cielo sopra Berlino di Wim Wenders.

Odilon-Jean Périer è un poeta belga di espressione francese nato a Bruxelles il 9 marzo 1901 e scomparso prematuramente a soli 28 anni. Nel corso dei suoi studi fonda numerose riviste (che avranno tutte la vita breve di un solo numero): La Lyre du potache, Hermès e Le Cénacle. Nel 1918 scrive, sulla falsariga di Jules Renard, un Petit Éssai de psychologie végétale, oltre a una raccolta di poemi in versi liberi che intitola La Route de sable. Su ispirazione di autori come Apollinaire e Cendrars e del Cubismo nel 1920 scrive il lungo poema Le combat de la neige et du poète e una raccolta di poesie, La Vertu par le chant; l’anno seguente
termina la sua collaborazione con La Patrie belge e inizia quella col Mercure de France e con Signaux de France et de Belgique.
Nel corso degli anni collaborerà anche con La Reinaissance d’Occident e Le Disque vert, della quale è animatore Franz de Hellens al quale si lega, oltre che con il giovane Henri Michaux che ha passato l’infanzia nella sua stessa strada a Bruxelles.